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«Codici a confronto: l'antico e la contemporaneità in un paragone che è sempre affascinante, perché crea una specie di cortocircuito temporale che consente di attraversare i millenni grazie ai codici dell'arte, che tra le loro categorie hanno anche quella dell'atemporalità. [...] David Simpson assomiglia nel lavoro a questa infinita ripetizione (con varianti continue), il cui fine è anche quello di rivelare l'infinità del modus operandi che si è scelto. Come una specie di invito a un'eternità possibile che, nel confronto con il codice decorativo dell'ignoto operaio romano, dimostra di poter arrivare comodamente a duemila anni.» (Marco Meneguzzo)